Oppure, è per un'altra ragione. Magari è perché dietro a quella oscena cerimonia c'è molto di più che la semplice vanagloria di un'organizzazione criminale.
Mettiamo per un momento da parte la facile indignazione e facciamoci qualche domanda.
Perché i Casamonica hanno inscenato una farsa simile? Per rendere omaggio a uno dei loro capoclan capofamiglia? Per tributare il giusto omaggio a un padrino patriarca?
Sul serio? Un'organizzazione che da oltre trent'anni ha libero gioco in tutta la zona sud-est della capitale, che non è mai stata indagata fino all'anno scorso, che ha il controllo di tutto il giro dell'intrattenimento, dai locali più beceri fino ai ritrovi dei vip, dagli stabilimenti balneari ai concerti delle celebrità mondiali, va a dare uno spettacolo del genere ben sapendo che tutti gli occhi della nazione si punteranno su di lei?
Sul serio: perché? Non certo perché sono così stupidi da credersi intoccabili.
Se c'è una qualità che i Casamonica hanno sempre avuto è l'astuzia e il sapersi muovere dietro le quinte. E' così che sono passati dall'essere "gli zingari che ti rubavano la catenina all'Eur" a personalità influenti nella politica e nell'economia della capitale.
Persone con cui fare i conti.
Persone con cui fare di conto.
Alemanno, ex-sindaco di Roma, con i Casamonica aveva uno splendido rapporto, per esempio.
Non sono poche le foto che lo ritraggono con qualche esponente della loro famiglia ma questo non significa niente: anche a me capita di fare un sacco di foto con perfetti sconosciuti che magari sono individui poco raccomandabili. No, più interessante è vedere come le varie attività legali dei Casamonica siano cresciute negli anni in cui Alemanno era sindaco, per esempio.
O i collegamenti che uniscono molti uomini della giunta dell'ex-primo cittadino alla famiglia (clan). Del resto, Alemanno che è uno cresciuto all'ombra del fascio littorio del Fronte della Gioventù, che ha transitato per l'MSI e che la camicia nera non se l'è tolta come il suo ex-amico Gianfranco Fini, ai Casamonica non li ha mai chiamati "zingari" e nemmeno Rom. No. I Casamonica, Alemanno, li chiamava per nome.
E' buffo constatare di come da quando Alemanno non c'è più e da quando è stato scoperchiato il vaso di Mafia Capitale, da quando cioè, l'equilibrio dei quattro Re di Roma (Fasciani, Carminati, Senese, Casamonica) è stato rotto, nella capitale sia scoppiato un caos che colpisce le infrastrutture più essenziali, dai mezzi pubblici allo smaltimento dei rifiuti, dall'ordine pubblico agli incendi dolosi che paralizzano gli aeroporti. E nel mentre, spuntano come funghi pagine Facebook che non fanno altro che dire che Roma è allo sbando e che il degrado ci seppellirà.
Perché la mafia (sì, usiamola questa parola, dai), a Roma ha perso il pizzardone che gli dirigeva il traffico e, soprattutto, ha perso un referente ad alto livello nella giunta della capitale, qualcuno con cui trovare accordi e fare affari.
Tutto quello che sta succedendo a Roma non è altro che l'unica maniera che la mafia conosce per chiedere di aprire una trattativa.
"Prima eravamo così amici, poi è arrivato quello nuovo e adesso è tutto degrado e il degrado non coviene a nessuno. A noi perché facciamo meno soldi, e a voi, perché perdete le prossime elezioni. Troviamo un accordo, no?"
In tutto questo, il funerale di Vittorio Casamonica è una dichiarazione di potere ("Siamo noi i Nuovi Re di Roma") per le altre organizzazioni, e una bordata feroce (e probabilmente letale) all'autorità già flebile di Ignazio Marino.
Perché se è sicuramente un caso (per quanto vergognoso) che la basilica di Don Bosco sia quella in cui è stato vietato il funerale a Piergiorgio Welby, non sembra per nulla un caso invece che sia proprio la stessa chiesa in cui, nel 1990 un rito funebre è stato celebrato: quello di Enrico De Pedis ("Il Dandy", se conoscete la storia di Roma solo attraverso Romanzo Criminale), uno dei fondatori della Banda della Magliana, socio strettissimo di quel Massimo Carminati ("Il Nero", sempre secondo l'opera di De Cataldo) che era uno dei quattro capi di quella che è stata chiamata Mafia Capitale e dal cui arresto le cose hanno iniziato davvero a precipitare.
La verità è che c'è una guerra silente in atto. Una guerra tra le varie organizzazioni criminali, che sono alla ricerca di un nuovo equilibrio.
E una guerra tra le organizzazioni criminali e Ignazio Marino (che avrà pure l'appeal e il carisma di un impiegato delle poste ma che sta talmente tanto sul gozzo a tante di quelle organizzazioni più o meno mafiose, che deve essere un uomo onesto), che se ne deve andare per fare posto a qualcuno di più accomodante o gradito.
Certo, è una guerra che non fa vittime perché nessuno vuole i morti per le strade di Roma.
Ma ogni volta che un autobus non passa. Ogni volta che una metro si blocca. Ogni volta che l'apertura di una tratta della Linea C viene rimandata. Ogni volta che la spazzatura non viene ritirata. Ogni volta che i taxisti bloccano la capitale. Ogni volta che da Fiumicino non decolla alcun aereo. Ogni volta che qualcuno dice che "Roma fa schifo"... non sono disservizi, non è "Roma Ladrona", non è tutto "il solito un magna magna".
Oppure puoi tenere duro, sostenere chi sta dalla parte giusta, per quanto poco fascinoso sia, aspettare pazientemente il tuo cazzo di autobus che non passa mai e accettare che si starà peggio, e anche parecchio, prima di poter stare meglio.
Io non ho dubbi su quale parte scegliere. Perché in fondo, avevo ragione all'inizio e si tratta di una questione personale solo che non è la Tuscolana a essere casa mia, è Roma.
Commenti
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